Report ammorbiditi sullo stato dei viadotti, inchiesta su Autostrade e sulla Spea: 3 ai domiciliari, 6 misure interdittive

ponte Morandi
Il ponte Morandi crollato a Genova la mattina del 14 agosto 2018

Report ammorbiditi sulle condizioni dei viadotti gestiti da Autostrade. E’ un’accusa pesante come un macigno quella che la procura della Repubblica di Genova ha mosso a nove persone nell’ambito dell’inchiesta che è una diretta filiazione dell’indagine sul crollo del Ponte Morandi a Genova che il 14 agosto dello scorso anno portò alla morte di 14 persone. I report ritenuti ‘alterati’ riguardano i viadotti Pecetti della A26 (la Genova-Gravellona Toce), in Liguria, e il Paolillo della A16 (la Napoli-Canosa), in Puglia. Uno scenario che ha fatto scattare nove misure cautelari a firma del gip Angela Nutini, di cui tre agli arresti domiciliari e sei misure interdittive. I destinatari dei provvedimenti sono funzionari di Autostrade e della controllata Spea, società che si occupa di monitoraggio e controlli della rete autostradale.

In particolare, sono finiti ai domiciliari Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco), questi ultimi due di Autostrade. Le misure interdittive, sospensione dai pubblici servizi per 12 mesi, riguardano tecnici e funzionari di Spea e Aspi: Maurizio Ceneri; Andrea Indovino; Luigi Vastola; Gaetano Di Mundo; Francesco D’antona e Angelo Salcuni. I provvedimenti sono stati eseguiti dai finanzieri del Primo Gruppo, diretti dal colonnello Ivan Bixio e dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco.

Secondo i militari del primo gruppo della Guardia di Finanza di Genova, il gruppo avrebbe ‘edulcorato’ le relazioni sullo stato dei viadotti controllati. Per l’accusa (sostenuta dai Walter Cotugno e Massimo Terrile), in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti. La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di Ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report «talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri».

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venerdì, 13 Settembre 2019 - 11:27
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