Prescrizione, baruffa sull’ipotesi del lodo Conte bis nel Milleproroghe. Rosato (Iv): «Uno scandalo»

ettore rosato
Ettore Rosato

Inserire il lodo prescrizione nel Milleproroghe: parte della politica risponde no e una nuova polemica agita la maggioranza. Intorno alla riforma Bonafede impazza ancora il dibattito, stavolta aizzato dall’emendamento del deputato Federico Conte (Leu) che introduce una distinzione tra condannati ed assolti. Il lodo Conte bis (una prima proposta era stata bocciata) prevede che si distingua tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione: lo stop della prescrizione vale solo per i condannati. Nel caso in cui chi è stato condannato in primo grado venga poi assolto in appello, potrà recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. Resta invece l’interruzione della prescrizione se la condanna viene confermata anche in appello.

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Se per Nicola Zingaretti, segretario del Pd, questo può essere «un buon punto di incontro», Ettore Rosato (Italia Viva) respinge nettamente l’idea di inserirlo nel Milleproroghe: «Contrasteremo qualsiasi forzatura istituzionale – dice –  e non ci sarà nessuna marcia indietro e nessun tipo di accordo che vada a contrastare i principi costituzionali. Utilizzare il Milleproroghe per modificare il diritto penale sarebbe uno scandalo – prosegue Rosato – l’unica soluzione è il prudente rinvio previsto dal Lodo Annibali. Ogni altra soluzione vedrà Italia Viva votare convintamente contro».

Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, parla di «grottesca commedia»: «Se ho capito bene – afferma – il governo inserirà il lodo Conte bis, palesemente incostituzionale come la riforma Bonafede, nel Milleproroghe e porrà la fiducia sul maxi emendamento. Italia Viva voterà sì alla fiducia per non aprire la crisi salvo poi presentare un disegno di legge a prima firma Renzi per affossare sia la riforma Bonafede che il lodo Conte bis. Se così è, la maggioranza sta trasformando una basilare questione di civiltà giuridica in una grottesca commedia degli equivoci. Oltre al giusto processo, insomma, stanno massacrando anche la decenza».

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Ma è ancora Matteo Renzi a dettare i tempi ed i modi della polemica con una strategica ‘ritirata’ annunciata ieri mattina sulla sua pagina Facebook. Non minaccia più il Governo ed apre alle tattiche ed agli accordi che potrebbero però a loro volta aprire scenari fratricidi con il Pd. «Lo ribadisco qui – ha scritto Renzi – la legge Bonafede cambierà. Come e quando cambierà dipende dalle arzigogolate tattiche parlamentari. Ma nella sostanza: noi NON ci fermeremo finché gli avvocati e i magistrati continueranno a dire che le proposte di Bonafede sono incostituzionali». «Nessuno vuol far cadere il Governo – la chiosa dell’ex premier – ma non accetteremo mai di diventare grillini. Meno che mai sulla giustizia».

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lunedì, 10 Febbraio 2020 - 08:07
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