«Il carcere meno permeabile al contagio rispetto ad una casa»: giudice respinge richiesta di domiciliari per 2 campani

Cella Carcere

Il carcere è «un ambiente difficilmente più permeabile dall’esterno» e dunque più sicuro, nel quadro generale di un potenziale contagio, di una comune abitazione. E’ quanto ha scritto un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani nel rigettare la richiesta di arresti domiciliari avanzata dagli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo nell’interesse di due campani Mariano Capparella e Francesco Esposito, detenuti nel carcere di Poggioreale da dieci mesi perché accusati possesso illegale di arma da sparo e violenza privata. La richiesta di attenuazione della misura cautelare è stata avanzata alla luce del fatto che i tempi per la trattazione del rito abbreviato si sono allungati.

L’udienza in programma la settimana scorsa non è stata trattata, così come prevedono le norme ‘speciali’ sulla sospensione delle udienze ai tempi del Coronavirus. Né la difesa ha fatto richiesta di trattazione, circostanza che avrebbe imposto al giudice di tenere l’udienza. Così il gip del Tribunale di Trani – competente per territorio dal momento che i fatti contestati, spari contro un’abitazione, si sono verificati nel comune pugliese – ha disposto un lungo rinvio a ottobre. A questo punto gli avvocati hanno sollecitato i domiciliari alla luce di diverse circostanze: i due imputati sono già da detenuti in cella da dieci mesi e dunque sono maturati i presupposti per un’attenuazione delle esigenze cautelari; la misura ‘casalinga’, tenuto conto della non particolare gravità dei fatti, sarebbe in linea anche con l’esigenza di alleggerire il sovraffollamento che è considerato uno dei potenziali acceleranti di un contagio nei penitenziari. Ma il gip Trani ha risposto picche, sostenendo anzitutto la «pericolosità» degli imputati ma soprattutto affermando che il carcere è «un ambiente difficilmente permeabile dall’esterno» «rispetto a quello, sicuramente più rischioso del domicilio, dove risiedono soggetti non ristretti, e quindi liberi di avere contatti, sia pur limitati con contesti potenzialmente infetti».

«Questa è la manifestazione, con agghiacciante evidenza, della distanza siderale che corre tra i principi virtuosi, declinati dai rappresentati della magistratura associata nei roboanti proclami offerti alla stampa – vedasi Md e MI per tutti -, e le determinazioni assunte nella ponderosa penombra della camera di consiglio dei Singoli rappresentanti dell’ordine magistratuale. Non ci resta che augurare a noi ed ai nostri cari l’intervento salvifico di una generalizzate riduzione in vinculis della popolazione attiva», è il commento piccato degli avvocati Perone e Rizzo, che hanno già impugnato la decisione del giudice.

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venerdì, 27 Marzo 2020 - 13:48
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