Blitz dei carabinieri nel feudo del boss Messina Denaro, 13 arresti. I pm: siglato nuovo patto tra mafia siciliana e Usa

Matteo Messina Denaro

Tredici arresti in quello che viene definito il ‘feudo’ della primula rossa della mafia Matteo Messina Denaro. Arrestati Francesco Domingo, considerato vicinissimo al boss latitante dal 1993, indagato anche il sindaco di Castellammare del Golfo (Trapani) Nicola Rizzo e due ex consiglieri della stessa cittadina. L’operazione dei carabinieri di Trapani è in corso da questa mattina ed è l’apice dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo; le accuse nei confronti degli arrestati sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Undici le persone denunciate, mentre decine di perquisizioni sono state eseguite dall’alba dai carabinieri con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi.

Le indagini, coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, si legge in una nota, «hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015».

La famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 «e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere». «La stessa sentenza con la quale venne all’epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un’organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie», dicono ancora gli investigatori.

Francesco Domingo in passato avrebbe organizzato un summit «poi effettivamente avvenuto» fra Gaspare Spatuzza e la ‘primula rossa’ Matteo Messina Denaro. All’epoca entrambi erano latitanti, mentre Messina Denaro lo è tuttora. Nel corso dell’incontro sarebbero state assunte «le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese». «Le indagini dei carabinieri – continua la nota –  hanno dimostrato che, anche dopo aver scontato la lunga pena detentiva, Domingo, sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti».

La carica rivestita da Tempesta era riconosciuta unanimemente anche dalle articolazioni di Cosa Nostra: veniva infatti interessato da Francesco Virga, vertice del mandamento mafioso di Trapani, già tratto in arresto nell’operazione dei carabinieri Scrigno e oggi raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa ed estorsione, per costringere, in concorso con l’arrestato Diego Angileri, un imprenditore agricolo castellammarese a cedere un vasto appezzamento di terreno che conduceva nelle contrade di Marsala.

Dall’inchiesta è inoltre emersa l’esistenza di un nuovo patto mafioso tra i boss del feudo del latitante Matteo Messina Denaro e gli affiliati residenti negli Stati Uniti. Francesco Domingo è ritenuto dagli investigatori come autorità di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi, e riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America dove sono da tempo insediate e sviluppate ‘cellule’ di Cosa Nostra. «Numerose sono state infatti le visite, intercettate dalle microspie e telecamere dei carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa nostra oltreoceano».

Ma i mafiosi americani «chiedevano anche a Domingo l’autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America». Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa nostra statunitense Domingo incontrava, riservatamente nell’estate del 2018, scrivono gli inquirenti, anche il boss di Sciacca (Agrigento) Accursio Dimino, poi arrestato nel novembre dello scorso anno, e successivamente i suoi emissari.

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martedì, 16 Giugno 2020 - 09:29
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