«Una violazione palese delle garanzie per un indagato, un’umiliazione dei diritti di una persona». Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai, ci va giù duro all’indomani delle immagini trasmesse (lunedì sera) dai Tg delle tre reti Rai che hanno letteralmente rubato un momento dell’interrogatorio di Tiziano Renzi dinanzi al gip. La telecamera puntata sulle vetrate (senza tende) dell’ufficio nel quale era in corso l’interrogatorio (momento non pubblico della fase delle indagini preliminari) è una novità assoluta del racconto giornalistico su un’inchiesta.
Neanche ai tempi di Tangentopoli la riservatezza degli interrogatori venne violata in maniera così sfacciata: le cronache dell’epoca e i ricordi di alcuni giornalisti definiti gli ‘eretici’ di Mani Pulite ci hanno consegnato il ritratto di giornalisti sempre sul pezzo, sempre informati (a volte anche prima dei passaggi formali delle indagini) sul contenuto degli avvisi di garanzia o degli interrogatori, di perquisizione eseguite. Ma mai, prima di oggi, i giornalisti si erano trasformati in paparazzi appostandosi sui palazzi adiacenti a quelli della procura o del Tribunale per spiare e mostrare allo spettatore cosa accadeva all’interno degli uffici.
Anzaldi ha presentato «un esposto indirizzato al Garante della Privacy, all’Agcom, all’Ordine dei Giornalisti del Lazio e al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio per violazione del ‘Testo Unico dei Doveri del Giornalista’ e delle ‘Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica’, in particolare agli articoli 6 e 8, su essenzialità dell’informazione e tutela della dignità delle persone. Il fatto che l’eventuale violazione sia stata compiuta da notiziari del servizio pubblico rappresenterebbe, peraltro, un’aggravante, con conseguente violazione della Concessione e del Contratto di servizio».
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mercoledì, 27 Febbraio 2019 - 11:48
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