Rito abbreviato, stop allo sconto di pena per boss e killer accusati di omicidio: il Senato dà il via libera alla legge

Omicidio
Un agguato di camorra (foto Kontrolab).

Addio sconto di pena. Addio alla possibilità di aggirare lo scoglio dell’ergastolo semplicemente recitando la sintetica formula «ammetto gli addebiti». Per boss e killer della camorra, che a Napoli hanno sfruttato a proprio vantaggio la ‘confessione’ (spesso giunta in zona Cesarini) per scansare il fine pena mai, l’ultima legge approvata dal Parlamento in materia di giustizia traccia una strada processuale tutta in salita.

Cosa cambia nel codice di procedura penale
Le nuove regole per gli imputati

Nella giornata di ieri, martedì 2 aprile, il Senato ha approvato il disegno di legge n.925 sull’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo. Il provvedimento diventa legge e va a modificare il codice di procedura penale nella parte che regola la riduzione dei tempi della pena come compensazione della scelta di un giudizio ‘breve’. Le nuove regole – applicabili ai fatti commessi successivamente alla data di entrata in vigore della legge – prevedono paletti rigidi che escludono il rito speciale per chi è accusato di reati come la devastazione, il saccheggio, la strage, l’omicidio aggravato e le ipotesi aggravate di sequestro di persona. Il testo prevede che la richiesta di accorciare i tempi della giustizia per uno di questi delitti debba essere dichiarata inammissibile dal giudice dell’udienza preliminare. L’imputato però può rinnovare la richiesta fino a che non siano formulate le conclusioni nel corso dell’udienza preliminare. Così se alla fine del dibattimento il giudice riconosce che per il fatto accertato sarebbe stato possibile il rito abbreviato, dovrà comunque applicare al condannato la riduzione di pena prevista quando si procede con il rito speciale. Soluzione che vale anche per il caso contrario. Infatti se procedendo per un delitto non punito con l’ergastolo si ammette il rito abbreviato, ma poi il quadro accusatorio si aggrava e la pena diventa l’ergastolo si ripristina il procedimento penale ordinario. Comunque per chi avrà i requisiti per richiedere in fase di udienza preliminare il giudizio abbreviato la pena che il giudice determina «tenendo conto di tutte le circostanze è diminuita della metà» se si tratta di una contravvenzione, «di un terzo se si procede per un delitto».

La votazione al Senato: sì di Lega, Cinque Stelle e Fratelli d’Italia
Vota ‘sì’ anche Liberi e Uguali, Forza Italia si astiene
I voti favorevoli sono stati 168, 48 i contrari e 43 gli astenuti. Il sì è arrivato ovviamente dalla maggioranza di Governo (Lega e Cinque Stelle), da Fratelli d’Italia e anche da Liberi e Uguali. Pietro Grasso, partecipando alla discussione in aula, ha chiarito con queste parole la posizione di LeU: «Tutto ci divide dall’attuale maggioranza e dal governo, non condividiamo pressoché nessuna delle scelte adottate finora. Ma ritengo questo provvedimento un tassello nella direzione giusta, anche se continuo a denunciare, come già ho avuto modo di esprimere in occasione del voto sul cosiddetto ‘spazzacorrotti’, l’errore madornale di provvedimenti specifici in materia penale invece di una più larga revisione dell’intera procedura». Per Grasso «la ratio dietro il giudizio abbreviato si riduce tutta in questa valutazione: è sempre lecito, per ogni tipo di reato, diminuire di un terzo la pena in cambio di un risparmio di tempo di circa un anno nella durata del processo in primo grado? Onestamente, per me, no. Vorrei si facesse particolare attenzione su un punto fondamentale: la quantificazione della pena non ha nulla – ripeto: nulla! – a che fare con la sua funzione rieducativa, che riguarda il successivo passaggio dell’esecuzione. Eliminare il rito abbreviato per i reati gravissimi, quindi, non è vendetta, non è rigore, non è giustizialismo. Significa invece restituire al giudice la possibilità di un vero adeguamento della pena al caso concreto sulla base di valutazioni, non sulla base del rito scelto». Forza Italia invece ha deciso di astenersi: gli azzurri sono scettici su questo provvedimento e credono che ci sia «un fondato rischio di impugnativa da parte della Corte Costituzionale. «Dobbiamo domandarci veramente se l’eliminazione del rito abbreviato porterà a quei benefici di cui parla la maggioranza», ha osservato il senatore di Forza Italia Enrico Aimi. Per Lega e Cinque Stelle, ad ogni modo, la legge sull’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo è un altro tassello importante nella visione della Giustizia del Governo giallo-verde. Ha commentato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Con questa legge diamo un segnale fortissimo a tutti i cittadini di questo Paese. Ora c’è la certezza della pena, non ci sono più gli sconti di pena a cui i criminali un po’ si sono abituati in questo Paese quando ci sono reati gravissimi. Chi sbaglia con noi al governo paga».

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mercoledì, 3 Aprile 2019 - 11:01
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