Napoli, 2020 in salita per de Magistris: polemiche sulle nomine, gruppo demA e maggioranza in pezzi, rebus Regionali

Luigi de Magistris
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (foto Kontrolab)

Il 2020 per Luigi de Magistris comincia anche peggio di come era finito il 2019. Con l’avvicinarsi della scadenza dell’amministrazione comunale (si torna al voto l’anno prossimo), i tormenti interni al ‘cerchio magico’ del sindaco arancione sono esplosi. Laura Bismuto ha lasciato il gruppo ‘demA’ per confluire nel gruppo Misto ma continua (per ora) a sostenere dall’esterno la maggioranza. E Maria Caniglia, consigliere di maggioranza ed esponente del gruppo degli “Sfasteriati”, scalpita. La sua fuoriuscita dal gruppo DeMa sembra questione di giorni, di incerto c’è solo il nuovo partito di approdo.

In un’intervista al Mattino, Maria Caniglia ha spiegato le ragioni del suo malcontento: «Si è perso il senso iniziale del programma. Bisognava fare molto di più per le periferie e mettere in campo azioni concrete per dare risposte reali ai territori. Bisogna dare alla città i servizi essenziali e con gli standard dignitosi. Si è fatto soltanto il 10% di quanto avremmo potuto fare tutti insieme». E, invece, di azioni concrete pezzi di maggioranza – come osserva Maria Caniglia – avrebbero ceduto ad una politica fatta di «selfie» e di «proclami». Tutto fumo e pochi fatti, in sostanza.

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E proprio la scarsa incisività dell’azione amministrativa, unitamente alle nomine nei Cda delle partecipate, hanno innescato il rumoroso addio di Laura Bismuto. Un addio sofferto ma meditato. «Avevo la necessità di prendere le distanze nette da un certo modo di fare politica che non aveva più nulla a che vedere con la genuinità e la voglia di rinnovamento che ha caratterizzato la candidatura e dunque la campagna elettorale del 2011», osserva su Facebook. Per la Bismuto il progetto politico si è trasformato in un «poltronificio», in una creatura di «un’inconsistenza deprimente a cui non c’è stato rimedio».

Le cose non vanno meglio se si guarda al gruppo Agorà, rappresentato in consiglio da Nino Simeone e Carmine Sgambati che siedono in maggioranza. Simeone è da tempo molto critico nei confronti dell’amministrazione, e più volte vi si è scontrata per via del continuo braccio di ferro tra il Comune e i dipendenti dell’Anm. Ma di lasciare, per ora, non se ne parla. Del resto l’esperienza della seconda giunta de Magistris è al capolinea e ciascuno cerca di ragionare sul proprio futuro. L’addio si consumerà con buona probabilità in occasione delle Regionali: i rumors vorrebbero Simeone candidato in una delle liste a sostegno del governatore uscente Vincenzo De Luca, nemico acerrimo di Luigi de Magistris, mentre Sgambati potrebbe aderire ad Italia Viva.

Proprio le Regionali sono per de Magistris un vero e proprio rebus: l’ex pm non può ricandidarsi per legge alla guida della città di Napoli e dunque è in cerca di un altro palcoscenico. Ma i numeri non sono dalla sua parte: ha tentato di dare forza al suo gruppo, facendo campagna acquisti anche al di fuori della Regione Campania, per candidarsi alle Europee, ha provato a imporsi come l’anti-Salvini cavalcando mediaticamente all’incontrario (ma solo con dichiarazioni spot) le tematiche care al leader della Lega (mentre Salvini urlava ‘porti chiusi’, de Magistris ribatteva con ‘accogliamo noi i migranti’), ma non è riuscito ad attrarre i consensi necessari per smarcarsi dalla dimensione locale. Le elezioni regionali restano per lui l’ultima chance. Ma il posizionamento è assai difficile: de Magistris ha più volte provato a lanciare segnali di apertura ai Cinque Stelle, ma, ad eccezione del feeling con il presidente della Camera Roberto Fico, i grillini non sembrano disposti a dialogare con lui; ha cercato anche un dialogo con il Pd, imponendo però la condizione che De Luca venga messo alla porta. Anche in questo caso però dai ‘dem’ non è arrivata mai alcuna posizione ufficiale. Al sindaco, dunque, non resta adesso che provare comunque a costruire una sua lista, la più forte possibile, nell’attesa di capire a quale ‘carro agganciarsi’.

In questo scenario una chiave di lettura interessante l’ha offerta pochi giorni da il ‘Corriere del Mezzogiorno’, raccontando che il primo cittadino avrebbe preteso dai suoi assessori e consiglieri più forti la loro candidatura alle Regionali con la garanzia che nessuno di loro si dovrà dimettere dalla giunta. La lista sarà pronta dopo l’Epifania. «Il nostro obiettivo è costruire un campo largo, una coalizione civica regionale con la quale ritengo avremmo molte probabilità di vincere. Non abbiamo steccati, ci rivolgiamo ad aree diverse e ci auguriamo di poter avere una risposta soddisfacente ma è evidente che siamo alternativi a qualsiasi candidatura che veda nelle figure di De Luca e di Caldoro i riferimenti», è stato il commento del sindaco rilasciato il 31 dicembre. Il momento è evidentemente delicato per il sindaco de Magistris, che però prova a dissimulare: rispondendo a una domanda del Tg3 Regione, l’ex pm ha sostenuto che il suo gruppo è più forte che mai. Ma la verità è che il sindaco, e le polemiche di fine anno che hanno investito la sua amministrazione non hanno di certo giovato: la nomina di Maria De Marco al vertice Asìa e quella di Remo Minopoli a presidente del Consiglio di amministrazione della società Mostra d’Oltremare hanno fatto gridare ai più a scelte di ‘interesse’ lontane dalla meritocrazia. Nel mezzo la pesantissima figuraccia di metà dicembre quando i vigili urbani hanno bloccato l’evento centrale di ‘Break Napoli. La notte dell’inclusione’ in piazza del Gesù perché mancavano i permessi amministrativi.

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sabato, 4 Gennaio 2020 - 13:49
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