Carceri, Bonafede accusa la Lega di ipocrisia: «Nessun premio per i rivoltosi, ai domiciliari solo in 50»

Alfonso Bonafede
Alfonso Bonafede

Quindici detenuti contagiati, solo 50 reclusi beneficiari – ad oggi – della detenzione domiciliare in base alla nuova norma contenuta nel decreto ‘Cura Italia’, e forniture di mascherine e guanti che saranno incrementate di giorno in giorno per dare adeguate protezioni agli agenti della Polizia penitenziaria e ai detenuti stessi.

Nel rispondere alle interrogazioni parlamentari durante il Question Time alla Camera dei deputati sulla situazione carceraria alla luce dell’emergenza Coronavirus, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ufficializza i primi dati sugli effetti del beneficio della detenzione domiciliare disposto col ‘Cura Italia’ per chi ha un residuo pena inferiore ai 18 mesi e accusa la Lega di cavalcare il ‘Cura Italia’ in modo pretestuoso e ipocrita dal momento che dieci anni fa proprio la Lega votò, facendola entrare in vigore, una legge simile che è tutt’ora in vigore.

Sì, perché come ricorda il Guardasigilli, rispondendo in maniera piccata all’interrogazione esposta da Jacopo Morrone (nella quale si accusa il Governo di avere compiuto una «resa» dopo lo «scenario di guerra» della rivolta nelle carceri varando una «sorta di svuota carceri mascherato che consenta a spacciatori, rapinatori , ladri e truffatori il beneficio della detenzione domiciliare»), nel 2010 entrò in vigore una legge «votata dall’allora Lega Nord e dall’allora Pdl che ha permesso a 3mila detenuti di passare dal carcere alla detenzione domiciliare».

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Quella legge, osserva Bonafede, «dava e dà al detenuto la possibilità di passare dal carcere ai domiciliari se deve scontare una pena di dodici mesi» che sono poi diventati 18 in seguito a successive modifiche. Ebbene, puntualizza il ministro, la norma verso cui oggi si scaglia la Lega non è altro che una riproposizione di quella legge, per di più adottato «per un periodo determinato» e ancorata a diverse ‘clausole’ come «il braccialetto elettronico» che prima non era contemplato, l’esclusione per tutta una categoria di detenuti che rispondono di reati gravi, e l’esclusione per chi ha provvedimenti sanzionatori per condotte violente tenute nelle prigioni. «Non c’è alcun premio per i rivoltosi ed è grave solo pensarlo», taglia corto Bonafede. E, di fatti, i mille paletti posti per ottenere l’accesso alla detenzione domiciliari hanno fatto sì che ad oggi siano solo 50 i detenuti tornati a casa. Un numero esiguo. Che rende insoddisfatti tanto il Pd quanto Italia Viva, che pure hanno presentato interrogazioni parlamentari sul punto.

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Così, durante il question time, Valter Verini invita il Governo a «bruciare le tappe per avere i braccialetti», perché il vero ostacolo alla detenzione domiciliare è proprio la mancanza di questo particolare sistema di controllo a distanza. «Meno tensione significa più sicurezza – incalza Verini – Noi non chiediamo le dimissioni di qualcuno, ma intanto le consigliamo: rafforzi il vertice del Dap e si cominci col ricoprire il ruolo di vicedirettore che manca da tempo». Chi, invece, torna a parlare di dimissioni è Italia Viva: prima Lucia Annibali e poi Gennaro Migliore sollecitano la rimozione del capo del Dap. «Sono state molte le circolari che sono prima partite e poi ritirate. Tipo la chiusura degli spacci, che ha dato adito a forti proteste della penitenziaria – dice Migliore – Per evitare che diventino un lazzaretto, dobbiamo ascoltare tutte le voci critiche, dal Csm, ai Radicali ai penalisti. Bisogna dotare tutti di protezioni, fare un vero provvedimento che alleggerisca le carceri, e procedere alla rimozione del capo del dal per dare una linea di comanda alla guida che stiamo vivendo».

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Ma Bonafede non ci sta e rimarca «lo sforzo fatto dall’amministrazione penitenziaria» per «garantire la salute di chi lavora negli istituti di pena», rivolgendo anche un ringraziamento agli uomini e alle donne della polizia penitenziaria «per il lavoro che tutti i giorni portano avanti nell’ombra, in condizioni difficilissime». Quindi spiega che il ministero, a fronte dell’esiguità delle scorte di protezione, non è rimasto a guardare: «Il ministero si è attivato per tutti quelli gli agenti, in modo particolare per quelli che operano in sezioni detentive, per dotarli di mascherine e guanti. Sono state consegnate quasi 200mila mascherine e quasi 800mila guanti. Sono state chieste altre 150mila mascherine di tipo chirurgico. Saranno prodotte 8mila mascherine chirurgico al giorno che dopo le valutazioni rappresenteranno un incremento».

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mercoledì, 25 Marzo 2020 - 17:48
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