Comincerà il 23 settembre, davanti alla Corte d’Assise di Bologna, il processo a carico di M’hamed Chamekh, il 42enne marocchino accusato di aver ucciso l’ex compagna e convivente Atika Gharib, 32 anni, trovata carbonizzata in un casolare abbandonato a Castello d’Argile, nel Bolognese. Per l’omicidio, che risale al 2 settembre del 2019, i pm Lucia Russo e Tommaso Pierini avevano chiesto il giudizio immediato che è ora stato accolto dal gip di Bologna Francesca Zavaglia.
A M’hamed Chamekh vengono contestati i reati di omicidio con le aggravanti dei futili motivi, della premeditazione e dell’aver commesso il fatto ai danni di una persona «a lui legata da pregressa relazione affettiva», distruzione di cadavere, incendio aggravato, lesioni aggravate e minacce aggravate. Secondo le indagini dei carabinieri, il 42enne attirò l’ex compagna nel casolare abbandonato con la promessa di restituirle i documenti che le aveva sottratto tempo prima, quando la donna, che era residente a Ferrara, lo aveva cacciato di casa e denunciato per molestie nei confronti della figlia minorenne.
A carico dell’uomo c’era anche un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex fidanzata e dalla ragazzina. La vittima aveva raggiunto poi Chamekh e una volta nel casolare il 42enne l’avrebbe soffocata: subito dopo, per cancellare le prove, l’uomo secondo gli investigatori diede fuoco al corpo e all’edificio. M’hamed Chamekh venne fermato un paio di giorni dopo a Ventimiglia, mentre stava cercando di raggiungere la Francia dalla quale sarebbe probabilmente tornato in Marocco. I familiari della vittima, molti dei quali sono assistiti dall’avvocato Marina Prosperi, si costituiranno parte civile al processo.
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venerdì, 12 Giugno 2020 - 18:24
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