Avvocati, scure sul Cnf: il giudice conferma l’ineleggibilità di Mascherin e altri 8, disposte nuove elezioni

Andrea Mascherin, alla guida del Consiglio nazionale forense sino alla decisione del Tribunale di Roma

Le ultime elezioni del Consiglio nazionale forense, quelle che si sono tenute nel marzo dello scorso anno nel burrascoso clima di contestazione – da parte di moltissimi avvocati candidati ai Consigli dell’Ordine – della legge Falanga sull’incandidabilità di chi aveva ricoperto due mandati consecutivi, sono da rifare.

Il Tribunale di Roma ha infatti dichiarato l’ineleggibilità di nove consiglieri del Cnf, compreso Andrea Mascherin che era stato nominato presidente. Tutti erano stati sospesi nel marzo scorso a seguito dell’ordinanza del giudice Francesco Oddi della seconda sezione civile del Tribunale di Roma che aveva valutato i ricorsi presentati dal Movimento Forense, dall’Unione italiana forense e da numerosi avvocati, e aveva poi rinviato l’udienza per la discussione nel merito. E la decisione è arrivata venerdì 25 settembre. La dichiarazione di ineleggibilità, nello specifico, ha toccato Mascherin, Andrea Paqualin, l’ex vicepresidente Giuseppe Picchione, Giovanni Arena, Salvatore Sica, Antonio Baffa, Maurizio Magnano Di San Lio, Stefano Savi e Carlo Orlando.

La difesa degli ineleggibili sosteneva che la regola del doppio mandato applicabile ai Consigli dell’Ordine non fosse estendibile anche al Cnf essendo in presenza di un procedimento elettorale con regole diverse; e aggiungeva anche che l’incandidabilità sarebbe scattata per le elezioni del 2022. Per sul giudice Oddi, invece, «assume rilievo dirimente l’affermazione e il rispetto di un principio informatore delle re-gole elettorali, che vale per ogni autonomo soggetto che coesiste nell’ordinamento (nel caso specifico i COA), oltre che per quest’ultimo (nel caso specifico il CNF). Si tratta del principio dell’alternanza delle cariche elettive, volte a promuovere il pluralismo democratico e la partecipazione più ampia possibile dei governati al governo degli ordinamenti di cui fanno parte».

Respinta anche al richiesta dell’avvocato Sica di dichiarare cessata la materia del contendere alla luce del fatto che si è dimesso il 28 maggio scorso. Per il giudice la «domanda non può essere accolta, perché oggetto della decisione richiesta al Tribunale è la valutazione dell’ineleggibilità ab origine degli Avvocati convenuti, proclamati Consiglieri del CNF. E fra questi c’era anche l’Avv. Salvatore Sica». Vi erano poi singole questioni poste dagli avvocati interessati, che sono state tutte respinte.

Respinta anche la richiesta di ‘scorrimento della graduatoria’ per consentire l’immediata sostituzione dei 9 ineleggibili con i primi 9 nove non eletti: «La normativa vigente non prevede il rimedio attivabile in caso di dichiarata ineleggibilità di un componente, tanto dei COA quanto del CNF. Infatti, l’art. 16 della legge n. 113/2017 disciplina la sostituzione del Consigliere del COA in caso di “morte, rinunzia, dimissioni, decadenza, impedimento permanente per qualsiasi causa” (cioè tutte ipotesi in cui il Consigliere sia stato legittimamente eletto e, per causa sopravvenuta, non possa espletare il suo mandato) con il subentro del primo dei non eletti». Per il giudice Oddi la conclusione è una sola: «Alla dichiarazione di ineleggibilità dei candidati in precedenza indicati, pertanto, non può che seguire la ripetizione delle elezioni dei componenti del CNF».

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domenica, 27 Settembre 2020 - 19:45
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