Napoli, ucciso per avere messo in discussione il boss: il Riesame lascia in cella Marco Di Lauro e ‘promuove’ i pentiti

Il boss Marco Di Lauro catturato dopo 14 anni di latitanza (foto Kontrolab)

L’accusa mossa al boss Marco Di Lauro di essere stato il mandante dell’omicidio di Ciro Maisto, ucciso il 6 agosto 2008 nella villa comunale di Secondigliano, supera lo scoglio del Riesame: il Tribunale della Libertà ha infatti confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso 22 settembre e ciò significa che i giudici hanno promosso anche le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, l’ultimo dei quali è Salvatore Tamburrino, ex braccio destro di Di Lauro e al contempo l’uomo che ha posto fine alla latitanza di ‘F4’ (il figlio n. 4 del boss Paolo Di Lauro).

Le dichiarazioni di Tamburrino sono state depositate, nell’udienza di ieri, dalla procura al Riesame al fine di blindare il quadro indiziario e annientare il ricorso presentato dall’ex primula rossa per il tramite dell’avvocato Gennaro Pecoraro. Secondo la ricostruzione accusatoria, Di Lauro avrebbe deciso l’omicidio di Maisto nell’ambito di una “epurazione” interna al clan. La vittima, infatti, era accusata di avere messo in discussione la leadership del clan, in quel momento storico rappresentata proprio da Marco Di Lauro. Tamburrino, all’epoca dei fatti contestati detenuto, ha spiegato di avere apprese movente e dinamica del delitto da Pasquale Spinelli, un affiliato al clan che a settembre è stato raggiunto da misura cautelare per il delitto.

Spinelli – secondo il racconto di Tamburrino – gli avrebbe confidato che «era un periodo che il Maisto era incontrollabile, trattava male i ragazzi e diceva cose del tipo ‘se io mi giro con gli scissionisti i Di Lauro hanno un problema’. Disse Spinelli che a Marco Di Lauro queste parole avevano dato fastidio ed ordinò di uccidere Maisto». Per l’omicidio sono stati colpito da misura cautelare anche Nunzio Talotti e e Gennaro Vizzaccaro.

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mercoledì, 18 Novembre 2020 - 15:45
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