Mappa del rischio, ora le Regioni non vogliono l’algoritmo del Governo: «La scelta deve essere politica»

Il governatore del Friuli Fedriga

«Dobbiamo far ricorso al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione». Risuona ancora l’eco del monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che appena ieri si appellava allo spirito di unità delle istituzioni italiane per combattere l’«insidioso» virus dopo giorni di laceranti divisioni. Eppure già oggi si registra la rivolta vera e propria dei governatori regionali in balia da ottobre dell’algoritmo utilizzato dal Governo per decidere sui destini del territori che amministrano. Un algoritmo che si basa sugli ormai arcinoti 21 indicatori dell’Istituto Superiore della Sanità ma che, secondo i rappresentanti regionali, ha il grosso difetto di non ascoltare le ragioni di un territorio, seppellendo le istanze singole sotto i dati elaborati da un astratto cervellone. Già il presidente della regione Lombardia Fontana e il collega piemontese Cirio (entrambi leghisti) hanno fatto sapere al Governo che, vista l’attuale situazione, le loro Regioni dovrebbero passare da ‘rosse’ ad ‘arancioni’.

A guidare la ‘rivolta’ è un altro leghista, Massimiliano Fedriga, governatore del piccolo Friuli Venezia Giulia, in zona rossa da quasi 4 settimana, per comprendere cosa muove i presidenti ribelli: «Chiediamo – ha detto Fedriga –  un passo in avanti in termini di responsabilizzazione sia da parte del Governo sia delle Regioni al fine di compiere le scelte migliori per combattere la pandemia e tutelare la massimo la salute dei cittadini». La sua iniziativa sposa perfettamente quanto è venuto fuori ieri dalla Conferenza Stato – Regioni, la cui convocazione è stata chiesta proprio da Fedriga, che ha rivolto al Governo l’appello a rivedere l’algoritmo e i 21 parametri che costituiscono l’ossatura del criterio di classificazione tra zona rossa, zona arancione e zona gialla

Secondo i Governatori non si può assoggettare una decisione che muta i destini delle popolazioni regionali di ora in ora a un calcolo, l’obiettivo deve essere invece quello di «avere a disposizione – come ha affermato il governatore friulano –  dei parametri immediatamente disponibili da parte delle Regioni, che devono essere il frutto di un confronto con la parte tecnico scientifica a livello nazionale e regionale. Confronto che deve essere da supporto per la decisione finale che non può che essere di carattere politico».

Di questo determinante aspetto della gestione della pandemia si discuterà nei prossimi giorni nel corso di un incontro tra le Regioni e il Governo. Sul tavolo, una richiesta di semplificazione e ascolto dei territori di cui l’esecutivo, e in primis il ministro della Salute Roberto Speranza, dovranno tenere conto per evitare una nuova dilaniante crisi istituzionale.

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mercoledì, 18 Novembre 2020 - 11:00
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