Carabiniere ucciso a Roma, parte il processo. La vedova di Cerciello: «L’assassinio non resti impunito»

Mario cerciello rega
Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ammazzato a coltellate a Roma il 26 luglio 2019

La prima udienza del processo sull’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere di Somma Vesuviana ucciso a Roma mentre era impegnato in un’attività in borghese, è cominciata stamattina. E’ cominciata a sette mesi di distanza esatti dalla morte del 35enne, aggredito con ben undici coltellate.

Presenti in aula, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Roma, i due californiani arrestati, e attualmente detenuti nel carcere di Regina Coeli, con le accuse di omicidio, lesioni (in riferimento alla colluttazione con il carabiniere Varriale), resistenza a pubblico ufficiale e tentata estorsione: Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. Felpa grigia e camicia blu il primo e maglione blue e camicia bianca il secondo. Presenti anche Rosa Maria Esilio, vedova di Cerciello, i genitori di Elder e lo zio di Hjorth. In aula, molto gremita, anche giornalisti e troupe dei maggiori networks americani.

Ieri la vedova di Cerciello aveva lanciato un appello: «Mio marito Mario, credente, valoroso Carabiniere, aveva dedicato la propria vita cristiana al servizio del prossimo e in particolare degli ultimi», il suo «assassinio non può e non deve restare impunito». «La nostra storia di giovani sposi – ha scritto Rosa Maria Esilio in una nota- stroncata da mani criminali, ha commosso il mondo, ha scosso le coscienze e turbato la serenità delle tante persone umili, semplici, che sperano nella provvidenza come sperava l’amatissimo Mario, persone che debbono competere ogni giorno con una minoranza che tende ad avvelenare la società con efferati delitti. Con la morte di Mario è finita anche la mia famiglia, perché nella tomba sono finiti anche i nostri figli mai nati e tutti i nostri sogni, di modo che l’esistenza si è ridotta a vivere di ricordi e immaginare come sarebbe stato straordinario vivere insieme».

Al centro del processo vi sarà anzitutto il caso di alcune intercettazioni effettuate in carcere. Intercettazioni il cui contenuto – hanno denunciato nei giorni scorsi gli avvocati di Finnegan Lee Elder – è stato clamorosamente stravolto. «Nelle intercettazioni che abbiamo ascoltato e tradotto Elder precisa più volte – aveva spiegato nei giorni scorso l’avvocato Roberto Capra – di non aver neppure intuito che Cerciello e il collega fossero appartenenti alle forze dell’ordine. Per questo produrremo una serie di audio intercettati perché crediamo che una loro corretta traduzione possa rappresentare una prova a discarico del nostro assistito».

Per le difese le traduzioni di quei colloqui sarebbero state interpretate in modo da cambiare il senso. In una intercettazione carpita il 2 agosto scorso a Regina Coeli, Elder, il giovane che era stato immortalato in foto e in un video bendato in una caserma poche ore dopo il fermo, parla con il padre e con un legale americano. Racconta quanto accaduto una settimana prima nel quartiere Prati. Elder dice: «When I called mom and told her… police station and they’re saying I killed a cop». I consulenti della difesa lo traducono: «Ho chiamato mia madre e le ho detto di trovarmi alla stazione di polizia e mi stavano dicendo che avevo ucciso un poliziotto». Mentre nella informativa compare come: «Ho chiamato casa dicendo di aver fatto la decisione sbagliata colpendo un poliziotto». E questa è solo una delle intercettazioni sulle quali verterà lo scontro tra difesa e procura.

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mercoledì, 26 Febbraio 2020 - 13:55
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