I Casalesi e il business del latte, Greco intercettato: «I Capaldo sono gente di serie A, e sono venuti da me per un aiuto»

intercettazioni
di Manuela Galletta

«Loro sono venuti da me», perché «con Parmalat rispondo io con il mio nome». Questa è gente di «serie A, ad alto livello… La mamma è la nipote di Zagaria». E sono «venuti da me».

Adolfo Greco ride, quasi compiaciuto, quando nell’ufficio della sua azienda stabiese, la Cil, racconta al defunto Antonio Tobia Polese (il titolare del ristorante ‘La Sonrisa’, meglio conosciuto come il «boss delle cerimonie») della richiesta di aiuto che i fratelli Filippo e Nicola Capaldo, nipoti del boss Zagaria, gli hanno rivolto. E’ il 29 luglio del 2013 e alla conversazione, annotano gli inquirenti, prendono parte anche il figlio di Greco, Luigi (che è stato consigliere comunale dal 2013 al 2015), e un nipote.

Nessuno sa che, ad ascoltarli, ci sono però anche gli investigatori, grazie ad una ‘cimice’ sapientemente piazzata che ha consentito di catturare altri dialoghi sostenuti da Greco, quelli con alcuni personaggi della camorra stabiese che gli sono valsi due accuse di estorsione aggravate dalla matrice camorristica per il quale l’imprenditore di Castellammare di Stabia è in carcere dal 5 dicembre del 2018 ed è attualmente sotto processo dinanzi ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata. Nessuno sa che da quelle parole sarebbe poi scaturita la pesante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere favorito i Casalesi, che stamattina è sfociata nell’esecuzione di una nuova ordinanza in carcere per Adolfo Greco. 

Greco informa i presenti delle ultime novità, di quell’incontro con i Capaldo che avevano necessità di conservare la distribuzione nella provincia di Caserta dei prodotti a marchio Parmalat dopo la confisca della loro ‘Euro Milk’ che aveva già la concessione. Un incontro combinato da una terza persona, un ingegnere, eletto a ‘postino’ dei Capaldo per evitare l’utilizzo di telefonini cellulare da parte dei nipoti del boss Zagaria.

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«Con Parmalat rispondo io con il nome mio», osserva orgoglioso. Gli inquirenti, a volerla dire tutta, annotano che l’espressione è accompagnata da una risata. Greco, infatti, vantava all’epoca – e sino al giorno dell’arresto – ottimi rapporti con la Parmalat essendo egli il concessionario in esclusiva dei prodotti del gruppo sul territorio stabiese. «Sono serie A, ad alto livello… Per tutta l’Italia quelli comandano, tengono», dice riferendosi ai Capaldo.

E per consentire agli interlocutori di comprendere meglio la caratura dei Capaldo, offre loro anche un po’ di storia: «La mamma di questi qua Capaldo è la sorella di Zagaria e loro stavano insieme… essendo che tiene questi tre nipoti… il più grande è Filippo… il più grande tiene 38, 39 anni… Poi tiene Nicola, poi tiene un altro… Il ragazzo senza atteggiarsi… Gli hanno confiscato tutto quanto là, ma quelli tengono tanti soldi.. vendevano il latte, gli hanno confiscato pure l’azienda che vendevano il latte». Ed ecco che a questo punto Greco spiega perché i Capaldo si sono rivolti a lui: «Io con l’azienda… con Parmalat rispondo io con il mio nome… Allora adesso loro stanno facendo.. sempre per aiutarli.. Loro sono sono venuti da me: “Ho saputo che voi che lo possiamo fare.. e noi stiamo qua se ve la potete prendere voi.. io vi ringrazio… il rispetto… voi qualsiasi cosa avete bisogno… io vi ringrazio». (Approfondimenti sull’inchiesta saranno disponibili sull’edizione del ‘quotidiano digitale’ di domani, giovedì 16 gennaio; per leggere il quotidiano digitale è necessario abbonarsi)

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mercoledì, 15 Gennaio 2020 - 15:38
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