Camorra, falò contro i pentiti: prima condanna, nipote del boss colpevole di istigazione a delinquere

Falò Castellammare

Un messaggio minatorio rivolto ai pentiti o a quelli che avevano in animo di passare a collaborare con la giustizia. Era la sera del 7 dicembre scorso e, a Castellammare di Stabia (comune in provincia di Napoli), era la notte dei falò dell’Immacolata. In uno dei rioni considerato roccaforte del clan D’Alessandro su una catasta di legno destinata a bruciare comparvero un manichino impiccato e un cartello con l’inquietante scritta ‘Così devono morire i pentiti, abbruciati’. Una scritta che non passò inosservata e che fu letta immediatamente come un avvertimento alla luce del fatto che appena un paio di giorni prima la camorra di Castellammare era stata duramente colpita dall’inchiesta ‘Olimpo’ che aveva portato all’arresto dei vertici dei D’Alessandro e dell’imprenditore del latte Adolfo Greco.

A distanza di nove mesi da quell’episodio è arrivata la prima sentenza di condanna. Francesco Imparato, figlio del ras Michele e nipote dello storico ras del rione Savorito Salvatore Imparato detto ‘o paglialone, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione con l’accusa di istigazione a delinquere aggravata dalla metodo mafioso. La sentenza è stata emessa ieri, mercoledì 18 settembre, all’esito del giudizio con rito abbreviato (formula che prevede lo sconto di un terzo della pena) che si è definito dinanzi al giudice per le indagini preliminari Tommaso Perrella del Tribunale di Napoli. L’accusa è stata sostenuta in giudizio dal pubblico ministero antimafia Giuseppe Cimmarotta, che ha anche coordinato l’inchiesta.

Per il falò contro i pentiti sono attualmente sotto processo anche altre quattro persone: Fabio Amendola e Antonio Arturo hanno deciso di affrontare il rito ordinario e il processo è in corso dinanzi ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata. Tra i testi che dovranno essere ascoltati durante il dibattimento ci sono anche il sindaco di Castellammare di Stabia Gaetano Cimmino e il cantante neomelodico Tony Marciano che la sera dei falò cantò per la ‘piazza’ del rione Moscarella, aggiungendo i personali ringraziamenti a «Salvtore della Faito per avere reso tutto questo possibile». Il ‘Salvatore della Faito’, dicono gli inquirenti, non era altri che Salvatore Imparato ‘o paglialone.

E’, invece, nelle mani del Tribunale per i Minorenni di Napoli la posizione di due ragazzini che non hanno ancora compiuto la maggiore età.

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giovedì, 19 Settembre 2019 - 15:31
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